L’infanzia è l’età dello sguardo: il tempo in cui la meraviglia si posa sulle piccole cose e, attraverso gli occhi dei bambini, si fa grande. È questo sentimento, scelto come filo conduttore delle attività di quest’anno, a riportare al centro la relazione, la cura, l’emozione; a nutrire la curiosità e a spingere verso l’ignoto. È una forza potente, capace di mettere in movimento energie, desideri e passioni.
Non esiste un limite d’età per lasciarsi sorprendere: non si è mai troppo piccoli per vivere esperienze grandi e meravigliose, né troppo grandi per stupirsi delle cose più semplici. Nel contesto educativo, la meraviglia rende fertile il terreno dell’apprendimento e diventa la chiave per abitare pienamente la realtà, spingendo lo sguardo oltre i confini che solitamente ci imponiamo. Ciò che è consueto non cattura l’attenzione; ciò che incanta è l’imprevisto, capace di restituire al mondo un volto sempre nuovo.
Come ricorda Platone, è nella meraviglia che gli occhi si aprono.
Non a caso oggi si parla di wonder based learning, un approccio che fonda l’apprendimento proprio sullo stupore. Per i bambini, ogni cosa diventa fonte inesauribile di interesse e scoperta, fino a trasformarsi in un continuo esercizio di ricerca: per questo si trovano ad interrogare la realtà senza sosta, mossi dal desiderio di conoscerla e comprenderla. Così, quasi senza accorgersene, seguono i passi della ricerca scientifica che gli adulti conducono nei laboratori, guidati anch’essi dal fascino del nuovo: osservano un fenomeno, formulano domande, ipotizzano, sperimentano, raccolgono e analizzano dati, per poi giungere alle proprie conclusioni.
L’apprendimento, in questo modo, diventa un’esperienza piacevole, stimolante e, soprattutto, inesauribile nel tempo.